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Le grotte di Palinuro

Palinuro, la perla del Cilento, è conosciuta da molti come “costa del mito”, forse perché nel suo mare intriso di storia e che ha dato i natali al filosofo Parmenide, vive la leggenda del nocchiero di Enea caduto nella trappola del Dio Sonno. Precipitato in acqua addormentato, approdò a terra dopo tre giorni in balia delle onde per essere ucciso dai barbari Lucani. I versi dell’Eneide narrano che in suo onore fu eretta una tomba di pietra, un cenotàfio, sotto lo strapiombo di Capo Palinuro che porta il suo nome per poterlo ricordare in eterno.
Grazie al suo mare cristallino, Bandiera Blu da molti anni, Palinuro è una meta ambita da molti turisti che la scelgono per molteplici fattori. La bellezza del paesaggio delle sue rocce è unica, grazie al giallo della Primula palinuri, un fiore che cresce solo qui.
I tesori faunistici proposti agli amanti delle immersioni, stupiscono per la varietà di granchi e aragoste, dentici e ricciole o per il corallo rosso e le gorgonie di vari colori.
Sono molte le escursioni che si possono organizzare lungo la costa, in autonomia noleggiando un’imbarcazione o un kayak oppure affidandosi a tour-operator locali che offrono gite in barca o gommone. Le mete privileggiate restano loro: le grotte.

A custodire i misteri del mito o le memoria della nosta civiltà, ci sono le oltre sessanta grotte catalogate e dislocate lungo la costa. Le più note sono una decina e ognuna si differenzia per una caratteristica che la rende unica. Basterebbe leggerne i nomi che le sono stati dati per rendersene conto. Partiamo dalle più visitate: la Grotta Azzurra e la Grotta d’Argento, che devono il loro nome ai giochi di luce e di rifrazione delle rocce sul mare che ne restituiscono i due colori.
C’è la Grotta dei Monaci, il cui nome è legato alle particolari sembianze che assumono alcune formazioni stalagmitiche: gruppi di monaci in preghiera; c’è la Cala Fetente così chiamata per il caratteristico odore di uovo marcio, dovuta a una sorgente sulfurea all’interno per cui è nota anche come Grotta Sulfurea.


Abbiamo la Grotta Preistorica o delle Ossa, così denominata per il ritrovamento di ossa di animali del periodo primitivo e Grotta Trombetta che prende il nome dalla somiglianza con lo strumento. Meritano di essere menzionate la Sala della Neve, una delle più grandi, con la sorgente sulfurea che ricopre le pareti di una pellicola spessa creando l’effetto nevicata o la Grotta del Sangue, il cui nome è dovuto al colore rosso riflesso sull’acqua dalle pareti. Altre, come la Grotta della Scaletta, sono consigliate solo a subacquei esperti.

Ce n’è per ogni ordine di abilità da speleonauta, esploratore di cavità marine subacque ma resta il fatto che la grotta ha un fascino unico, legato ai significati ancestrali che rappresenta, con il richiamo al Mito della Caverna di Platone. I ritrovamenti al suo interno la rendono depositaria della memoria dell’uomo nel tempo, quando costituiva il primo esempio di rifugio dal pericolo.
In epoche passate le grotte erano circondate da un paesaggio diverso da oggi. L’Homo Erectus e addirittura quello del Neolitico vi dimoravano, come rivelano utensili di osso, conchiglie e piante ornamentali tirtovate in esse. Erano inoltre abitate da animali, quali cervi orsi e leoni delle caverne.

Da Palinuro a Marina di Camerota, la Natura ci riconsegna intatti questi luoghi e sarà possibile visitarli ricevendone un godimento che coinvolgerà tutti i sensi.
Durante la loro esplorazione, oltre la storia del passato, che sia reale o legata al mito, scopriremo probabilmente qualcosa in più di noi stessi, del nostro presente e magari anche del nostro futuro.

redazione

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