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Pisciotta ed i troiani

Autentica perla del Mediterraneo, Pisciotta è conosciuta per le spiagge, le acque cristalline ove praticare la pesca subacquea, l’olio DOP (Denominazione di Origine Protetta) e le alici di Menaica. Posta su un alto colle, vanta un belvedere di natura incontaminata proteso sullo splendido mare del Cilento contrassegnato, di recente, da una meritata Bandiera Blu assegnata dall’Unione Europea. Pisciotta è nota anche per gli ulivi secolari, veri e propri monumenti, per le pittoresche e moderne strutture la cui armonia e bellezza affascinano i turisti in qualsiasi periodo dell’anno. La cittadina è molto apprezzata per le numerose manifestazioni folkloristiche che allietano le giornate dei villeggianti. Parte del parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, pare che la sua storia abbia origine dalla distruzione di Troia e da un susseguirsi di eventi testimoniati da monumenti e antichi cimeli.

Le origini di Pisciotta

Secondo alcune ipotesi, avvalorate dal ritrovamento di diverse monete antiche, Pisciotta deve le sue origini al mito ellenico della distruzione di Troia, avvenuta nel 650 a.C. Sfuggiti al devastante incendio che distrusse la città, i troiani approdarono sul lido ionico fondando la città di Siri. Avanzando verso ovest e spingendosi fino all’attuale Golfo di Policastro, diedero i natali alla colonia di Pixous (nome derivato dal bosso, un arbusto sempreverde simbolo della forza, della giovinezza, del coraggio, del pensiero, dell’arte e presente anche nello stemma del Comune di Pisciotta). Il ritrovamento di antiche e rarissime monete con i nomi Sirinos e Pixoes (riferiti alle città Siri e Pixous) sono la testimonianza di quanto detto finora.

La nascita di Pisciotta risale al 915 d.C. quando la medievale Policastro, ex Pixous greca divenuta poi Buxentum romana nel 194 a.C., venne violentemente saccheggiata e bruciata dai saraceni di Agropoli. Cercando rifugio sui monti e sulle alture vicine, gli abitanti si nascosero oltre il promontorio di Palinuro, e lì fondarono un piccolo villaggio che chiamarono Pixoctum, ovvero piccolo Pixous. Nel tempo, si trasformò in Pixocta, Pissocta fino a diventare Pisciotta. L’antico documento Catalogus Baronum del 1144, parla per la prima volta della cittadina: sui primi anni di vita del nuovo borgo non è pervenuta nessun’altra informazione tuttavia sappiamo con certezza che il toponimo Pissocta risale solo al XII secolo, sotto Guglielmo II.

Il paese conobbe uno sviluppo notevole nell’anno 1464, quando i superstiti di Molpa, dopo la distruzione del loro villaggio, si rifugiarono nella località salentina. Fino al 1806 (anno in cui Giuseppe Bonaparte re di Napoli decretò la fine del feudalesimo), si susseguirono più passaggi feudali dalla famiglia Caracciolo ai Sanseverino, fino ai Pappacoda (Luigi, eletto vescovo di Capaccio, vi trasferì la Sede Vescovile). Dal 1708, la cittadina venne riconosciuta come la più popolosa del sud del Salento, con i suoi 2163 abitanti. Dal 1806, Pisciotta fu coinvolta in numerosi eventi storici tra cui gli scontri tra francesi e Borboni, i moti del Cilento e le famose imprese di Giuseppe Garibaldi (a cui presero parte numerosi giovani pisciottani).

Monumenti architettonici come la Chiesa di San Pietro, i Palazzi padronali, il castello, il Cenotafio di Palinuro e le torri di avvistamento sono testimonianze di questo passato così articolato ma ricco di fascino. Gli stessi monumenti sono oggi le mete più ambite dai turisti e meritano di essere visitate almeno una volta nella vita. L’armonia dei dettagli strutturali e paesaggistici costituisce un balsamo per l’animo umano in qualsiasi stagione, motivo per cui la cittadina è una delle poche da poter visitare sia d’estate che d’inverno.

redazione

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