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I normanni nel Cilento

Il Cilento è terra che sa fare innamorare i turisti per la bellezza delle spiagge, del mare e appassionare per cultura, tradizioni e storia. Un vero patrimonio creato nel corso dei secoli anche grazie alle molteplici dominazioni che hanno caratterizzato questa zona come quella dei Normanni (i vichinghi).

I Normanni in Cilento

Il Cilento come gran parte di tutto il Sud Italia è stato influenzato culturalmente dalle numerose dominazioni che si sono susseguite nel corso dei secoli a partire dall’epoca della Magna Grecia fino all’arrivo dei Normanni. Poco dopo il tanto temuto e famigerato anno Mille, per la precisione intorno all’anno 1004, i Normanni fecero la loro comparsa a Salerno. Erano guidati da Roberto il Guiscardo, il quale si dimostrò un abile stratega riuscendo a conquistare poco alla volta il Cilento sfruttando le problematiche sorte tra Longobardi e Bizantini.

Roberto Il Guiscardo Pubblico dominio

Questa nuova cultura comportò dei decisi cambiamenti che riguardarono tutti gli aspetti della vita sociale a partire dalla religione. Ci fu un’impostazione ben differente fondata sul sistema feudale con la creazione delle Universitas Civium. Dei cambiamenti che avrebbero avuto un doppio risvolto perché da un lato certamente ci furono dei miglioramenti per quanto riguarda la garanzia dei diritti al popolo nei confronti dei signori feudali, ma dall’altro comportarono un accentramento del potere e la costituzione di una burocrazia molto chiusa e penalizzante che non permise al Cilento, e a tutto il resto dell’Italia Meridionale, di innovarsi come invece sarebbe stato necessario. A questo sistema chiuso e controllato costantemente da parte di pochi e potenti signori, faceva da contraltare un sistema geopolitico dell’Italia del Nord basato sui comuni e su una maggiore libertà per gli imprenditori.

Castello di Rocca Cilento rimaneggiato dai Normanni

Lo scisma tra Roma e Costantinopoli

L’impero romano ormai non esisteva più da diversi secoli e c’era stata già la divisione tra la parte orientale dell’antico impero e quella occidentale. Tuttavia, questa netta differenza anche dal punto di vista culturale venne enfatizzata nell’anno 1954 quando si consumò lo scisma tra Roma e Costantinopoli. Questi nuovi eventi ebbero delle ripercussioni anche per il Cilento perché i Normanni si adeguarono immediatamente. Ci furono delle prese di posizione principalmente per quanto riguarda il culto religioso passando da quello greco a quello latino (sacche di resistenza di ebbero a Cuccaro Vetere ed a Rofrano). Questo fece in modo che il territorio cilentano divenisse una sorta di cuscinetto che era posto a metà tra il monachesimo che in quel tempo caratterizzava la parte occidentale dell’Europa e un’altra tipologia di monachesimo che invece era incentrata sull’utilizzo della lingua greca e che riguardava la parte orientale.

Castello Macchiaroli a Teggiano

Ad esempio, venne favorito il monachesimo benedettino dando ulteriori poteri all’abbazia di Cava dei Tirreni. Emersero alcune famiglie che ebbero grande influenza e poteri come nel caso della famiglia San Severino che per oltre 5 secoli divenne protagonista occupandosi di vari aspetti e della costruzione di strutture architettoniche ancora oggi apprezzate come nel caso della Certosa di San Lorenzo in Padula, oggetto di migliaia di visite ogni anno da parte dei turisti che provengono da tutto il mondo.

DA WIKIPEDIA:

Il capostipite Turgisio morì nel 1081. A lui succedette Ruggero che sposò Sica, una nipote di Guaimario IV di Salerno; rimasto vedovo, finì i suoi giorni nel 1125 come monaco benedettino della Badia di Cava, alla quale fece importanti donazioni. Ruggero ebbe due figli: Roberto, signore di Lauro; Enrico, signore di Sanseverino e del Cilento. Dei successori del primo si ricordano il nipote Ruggero Sanseverino, conte di Tricarico, che nel 1188 diede un numero considerevole di uomini e cavalieri per la terza crociata e Riccardo Sanseverino (1220-1267), conte di Caserta e vicario imperiale di Federico II.

Da Enrico (1099c.-1150) discesero:

  • Guglielmo Sanseverino (1144 -1190) che sposò Isabella Guarna, figlia di Silvestro Guarna, conte di Marsico e ministro del re Guglielmo I di Sicilia.
  • Tommaso Sanseverino (1180c. – 1246), conte di Marsico (dal 1241); partecipò alla congiura contro Federico II; rifugiatosi a Capaccio, fu catturato e giustiziato.
  • Ruggero Sanseverino (1237c.- † Marsico, 1285); partecipò valorosamente alla battaglia di Benevento (1266) che vide l’avvento degli Angioini; Capitano Generale del re Carlo I d’Angiò nel 1285. Sposò Teododra d’Aquino dei signori di Roccasecca, sorella di san Tommaso d’Aquino.
  • Tommaso II Sanseverino (1255c. – 1324), conte di Tricarico per matrimonio, in seconde nozze, con Sveva de Bethsan, conte di Marsico, barone di Sanseverino, signore di Centola, Polla e Cuccaro dal 1291, signore di Atena dal 1295, signore di Postiglione dal 1295 (ma rinuncia nel 1298), signore di Sanza dal 1294, signore di San Severino di Camerota, Casal Boni Ripari, Pantoliano, Castelluccio, Cosentino, Corbella, Monteforte (di Vallo), Serre e Padula dal 1301, signore di Policastro dal 1305; ebbe la conferma sull’intera baronia del Cilento, Diano, Lauria, Sant’Angelo a Fasanella e Magliano Vetere, che divise tra i figli. Scortò il Duca di Calabria per accogliere il nuovo re Roberto di Napoli di ritorno da Avignone (ottobre 1310). Nel 1271 sposò Margherita di Vaudémont, figlia di Enrico di Vaudémont, conte di Ariano. Nel 1306 fondò la certosa di Padula.
  • Enrico Sanseverino (1275c.-1314), conte di Marsico, fu Gran Connestabile del Regno di Napoli nel 1313. Sposò Ilaria, figlia dell’Ammiraglio Ruggero di Lauria, Signora di Maratea, Ravello, Nicotera, Scalea, Mileto, Laino e Lagonegro.
  • Tommaso III Sanseverino (1310-1358) e Ruggero III Sanseverino (1312 – 1376), fratelli, si spartirono i beni dei genitori: il primo tenne il titolo di conte di Marsico, barone di Sanseverino e del Cilento, il secondo i titoli di conte di Mileto, di Belcastro e di Terranova. Dal ramo di Mileto, e precisamente dal figlio di Ruggero, Guglielmo, nacque Nicolò, primo barone di Marcellinara il 3/2/1445, unica linea attualmente superstite.
  • Antonio Sanseverino (1330c-1384)
  • Tommaso IV Sanseverino (1360c.-1387)
  • Ludovico Sanseverino (1380c.-1400)
  • Giovanni Sanseverino (1399c.-1445)
  • Roberto Sanseverino (1430c.-1474), I principe di Salerno

Questi furono comunque dei secoli di assoluta prosperità per il Cilento e per tutto il Sud, anche grazie ai discendenti di Roberto il Guiscardo, ossia i figli Guglielmo, detto de Principato, e Giovanni d’Altavilla soprannominato il Rosso d’Altavilla. Si occuparono anche e soprattutto delle difese del territorio ovviamente esposto a possibili attacchi che potevano arrivare dal mare e dall’entroterra.

Torre normanna ad Acciaroli

Questo sistema feudale che veniva impostato dai Normanni fece in modo anche che tutto il territorio fosse sottoposto a un fenomeno di frammentazione in baronie ossia dei territori che venivano controllati da baroni. Un profondo e ulteriore cambiamento si ha quando praticamente si esaurisce la successione regale del ramo maschile dei Normanni. Avviene un avvicendamento quindi nel controllo del territorio e in particolare questo parte dal momento in cui Costanza d’Altavilla che è l’ultima della stirpe prende in sposo l’imperatore Enrico Sesto di Svevia che era figlio del Barbarossa.

San Severino di Centola

Con questo matrimonio di fatto si sancisce il passaggio del dominio dei Normanni agli Svevi senza alcuna guerra. Gli Svevi avevano adesso il controllo di tutto il meridione. C’è da dire anche che da questo matrimonio nasce Federico II di Svevia detto Stupor Mundi. La personalità straordinaria che ha affascinato in quel tempo e continua ancora oggi ad affascinare storici e appassionati. Secondo i documenti e le ricostruzioni storiche Federico II è stato probabilmente il sovrano che ha maggiormente amato il Sud e quindi anche il Cilento. Con lui c’è anche un cambiamento significativo per quanto riguarda la struttura politica perché finalmente si mette da parte lo stato feudale e si intraprende un percorso che prevede una burocrazia più snella verso la modernità.

Resti di una torre di avvistamento

Dopo Federico II ci sarà un lungo momento storico di particolare difficoltà per il Cilento costretto a fare i conti con delle dominazioni parassitarie comportando una crisi economica che non poteva neppure essere supportata dall’agricoltura per via delle caratteristiche del territorio eccessivamente montuoso in alcuni tratti. Inoltre il Cilento nel post dominazione Normanna si ritrova anche a essere esposto a continui saccheggiamenti e attacchi di Saraceni e di altri popoli che razziavano i villaggi e rendevano schiavi la gente.

redazione

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